Lettera aperta in risposta all’articolo “Alitalia, quattro anni dopo l’ultimo volo….” pubblicato dal Corriere della Sera in data 18 ottobre 2025.

 

Non ci si può sorprendere del fatto che l’Italia sia scivolata di ben tre posizioni al 49esimo posto, al mondo, per libertà di stampa nel 2025.

Il suo pezzo riguardo i cassintegrati Alitalia è un fulmine a ciel sereno: da alcuni mesi sulla questione c’era un assordante silenzio sui media, forse per un diktat occulto.

Partendo da illazioni di due sindacalisti (assunti in ITA Airways?) il pezzo di Berberi monta tutta una serie di “accuse” per i lavoratori esclusi dal passaggio in ITA Airways, omettendo di raccontare quanto accaduto nel corso di questi quattro anni, che si può ricavare da molteplici sentenze dei tribunali.

Premesso che nessun senso di colpa può pervadere i lavoratori in quanto in Italia in tantissimi comparti, metalmeccanici Fiat ed Ilva, telefonici con le più grandi aziende e soprattutto in ambito bancario, sono stati calati sussidi molto più generosi ed ampi.

Nel comparto aereo si citano ad esempio aziende che hanno effettuato il grounding, aerei a terra e tutti a casa: nella vicenda Alitalia – ITA Airways è avvenuto qualcosa di molto diverso, dalla sera alla mattina è nata una “startup” che ha sostituita la compagnia di bandiera, utilizzando i medesimi aerei, ma solo una parte del personale di volo con indosso le stesse divise del giorno prima, assunto col cherry picking, arbitrariamente.

Le segnalo che finora l’unica azienda coinvolta in ricorsi presso i tribunali è la sola ITA Airways, sulle basi dell’articolo 2112 del codice civile, perché i lavoratori nutrivano fiducia nei commissari e speranza di potersi vedere reintegrati nella nuova Alitalia.

Arrivando le lettere di licenziamento ogni remora in tal senso decade: saranno certamente promossi ricorsi di opposizione al licenziamento, non per vedersi riconosciuti compensativi economici, ma per mettere in risalto l’operato dell’amministrazione straordinaria che ha ceduto in continuità operativa, quindi i lavoratori con essa.

Solo per fare alcuni esempi di piccole cose mai giunte alle autorità competenti, dettagli già noti: il passaggio degli slots (diritti di decollo e atterraggio) da Alitalia a ITA Airways, il contratto di cessione mai depositato al Registro delle Imprese in Camera di Commercio ed infine il valore di vendita ad un euro più IVA.

Ci sarebbe tanto altro, ma solo basandoci su questi tre punti risalta un pericoloso loop.

Se Alitalia è stata ceduta con procedura di natura liquidatoria (cessione di beni e compendi) come sostenuto dalla difesa di controparte e confermato da vari giudici, gli slots – in base alla regolamentazione Europea – non potevano passare dall’una all’altra. Inoltre, come certificato dalla perizia indipendente, il valore dell’azienda era molto molto superiore, quasi 400 milioni; un danno certo ai creditori.

Se invece c’è stata continuità, come ritenuto da altri giudici, sarà sancita la natura conservativa della cessione e i lavoratori vedranno riconosciuta la prosecuzione del rapporto di lavoro con Ita senza soluzione di continuità.

Si giustificherebbe anche il valore di vendita. Però in tale fattispecie di cessione il contratto potrebbe risultare nullo.

La definizione della natura del procedimento, liquidatoria o conservativa, è al vaglio della Corte di Giustizia Europea; in fase di opposizione altri aspetti emergeranno. In entrambi i casi si potrebbero venire a creare situazioni dirompenti, necessarie a dimostrare che i lavoratori Alitalia hanno un rapporto di lavoro vigente con la società subentrante.

Rimangono una decina di giorni per revocare i licenziamenti e trovare una soluzione indolore.

Revoca richiesta da tutte le sigle, quindi dagli stessi sindacalisti che le avrebbero rilasciato quelle dichiarazioni infamanti. Gli stessi sindacati che hanno scritto una pagina buia del diritto giuslavoristico italiano assecondando un percorso illecito e ponendosi in prima fila per le assunzioni in ITA Airways.

Troverà mai la voglia di approfondire sul tema e narrarlo? O peggio, potrà mai farlo?

Ho il sospetto che un pezzo come il suo darà il suo piccolo ma rumoroso contributo a far sprofondare ancor di più la credibilità della stampa italiana.